par Fisher, Axel
Référence 5° Congrès de l'Associazione Italiana di Studi urbani-AISU. "Fuori dall’ordinario: la città di fronte a catastrofi ed eventi eccezionali" (5: 8-10 septembre 2011: Rome)
Publication Non publié, 2011-09-08
Communication à un colloque
Résumé : Il Grande Incendio di Salonicco (1917) e la sua ricostruzione contribuirono a ridisegnare la geografia etno-confessionale lungo il nuovo confine greco-turco, ma anche alla transizione della città da “Gerusalemme dei Balcani” a “Capitale dei profughi”. Pochi decenni prima dell’incendio che avrebbe colpito nel corpo la comunità ebraica europea – l’Olocausto – quello di Salonicco concorse ad alimentare fenomeni migratori e progetti di ricostruzione in luoghi distanti : calcando le orme dei loro correligionari centreuropei, gli ebrei di Salonicco emigrarono verso l’Europa occidentale, le Americhe. Alcuni preferirono la Palestina.Dalla fine dell’Ottocento, le persecuzioni razziali in Europa – spesso accompagnate dall’incendio dei luoghi di culto – avevano provocato regolari ondate migratorie verso questa remota provincia dell’Impero ottomano, ora sotto Mandato britannico. A ciascuna di queste ondate corrispondevano altrettante campagne insediative accomunate dallo sforzo di diverse generazioni di agronomi, architetti e urbanisti nella definizione dei caratteri e delle forme del villaggio agricolo ebraico ; « topos » prioritario nella ricostruzione delle nuove identità individuali e collettive ebraiche.Nei primi anni Venti, il riassetto geopolitico del Mediterraneo orientale rappresenta l’occasione per l’Organizzazione sionista di guidare il « ritorno degli ebrei alla loro terra d’origine » e all’agricoltura. Nella Valle di Jesreel si mette in atto un ambizioso progetto di ricostruzione e diradicamento, fisico e culturale a un tempo : un giovane architetto e urbanista di origini tedesche – Richard Kauffmann (1887-1958) – progetta numerosi villaggi agricoli, una piccola agro-città (Afula) e lo sviluppo della Baia di Haifa. La sequenza di questi progetti prefigura un precoce esperimento di pianificazione regionale pre-statale dal quale emerge la prima espressione compiuta di un’idea dello Spazio-Nazione sionista : un sistema insediativo lineare fondato sull’agricoltura, gerarchicamente organizzato e funzionalmente integrato, in cui è possibile apprezzare il grado di necessità del progetto di architettura nel quadro di una strategia di ampio respiro che stabilisce rapporti originali con la natura, la storia e l’« impianto geografico » a scala nazionale.